Bike Jamboree
Un’ avventura internazionale
Nel mese di Aprile ho iniziato un lungo e divertente percorso per prendere la specialità d’interprete. Una volta superate le altre prove lo staff di reparto ha deciso di approfittare della presenza di un gruppo di amici polacchi che sono venuti da noi, a Cassino, per il Bike Jamboree per fare una conversazione con loro, sapendo bene la mia curiosità riguardo la loro attività internazionale e scambiare informazioni riguardo le tradizioni scout.
Abbiamo parlato di molti argomenti interessanti, primo fra tutti il motivo per cui stessero facendo il Bike Jamboree ed è stato sorprendente scoprire che tutte le tre edizioni fatte fino ad ora, ma specialmente quest’ultima, sono state in onore del comandante polacco Władysław Albert Anders, il quale venne per primo in soccorso di Montecassino insieme ai suoi soldati, ma il particolare che mi ha più colpito è stato scoprire che con loro combattè l’orso poi divenuto il più famoso al mondo, Wojtek, come mi spiegarono appena notarono la mia curiosità riguardo l’orso di peluche che si portavano dietro e che ho avuto l’onore di tenere tra le mie mani durante le foto che ci siamo fatti. Inoltre, è stato molto commovente scoprire che una delle prime edizioni fu promossa dal comandante stesso che voleva onorare i cittadini e i soldati che ha aiutato e che hanno contribuito a liberarlo dalla sua prigionia a Mosca. Infatti, questa volta sarebbero dovuti partire proprio dalla città Russa, ma data la situazione attuale hanno deciso di partire da un paesino lì vicino; però, gli scout con cui ho avuto il piacere di parlare sono partiti da Toronto e la loro ultima tappa è stata proprio Cassino, infatti il percorso era organizzato come una staffetta e pochi giorni dopo la nostra chiacchierata loro sono partiti e un altro gruppo è arrivato per continuare fino a Milano.
Durante la conversazione sono usciti anche i benefici del Bike Jamboree, il quale oltre a essere un modo creativo per impiegare il tempo tra un Jamboree e l’altro, è ottimo anche per l’ambiente infatti non solo si spostano in maniera sostenibile ma vengono anche ospitati nelle sedi scout della zona o dormono in tenda per poi non lasciare tracce. Inoltre, in questo modo possono entrare meglio in contatto con le diverse culture dei paesi che visitano e ne abbiamo avuto prova quando ci hanno salutato in italiano.
Tra l’altro, è stato sorprendente scoprire che tra i circa 70 partecipanti l’80% è scout e che la persona più giovane ha 12 anni. A proposito di età, scioccante è stato anche scoprire che tra le tante differenze scout tra noi e loro una è proprio l’età dei capi, infatti i loro sono tra i 16 e i 25 anni e i più grandi tra loro per lo più formano i capi. Inoltre, anche se dipende dalle zone, i loro campi estivi sono ben più lunghi, per il Branco di circa 2 settimane mentre per il reparto anche 3 o 4.
Giulia Varone – Reparto Orione